In agosto, camminando in campagna nelle Terre di Siena, è possibile scorgere i fiori rosa delle Cicerchie selvatiche (Lathyrus sylvestris). I bei fiori delle cicerchie hanno però un pericoloso segreto.
La cicerchia è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Leguminosae o Fabaceae che cresce nei prati, ai margini dei boschi e delle strade. Si trova in tutta Italia fino a 1600 metri. La pianta è presente anche in Europa ed altri continenti.
Le sue origini
L’origine di questa specie è incerta, si ipotizza che il suo areale originario si trovasse in qualche regione dell’Asia occidentale. Poi si sarebbe diffusa dapprima in Medio Oriente arrivando poi fino all’area Mediterranea.
Secondo alcuni ricercatori, già intorno all’8.000 a.C., in Mesopotamia, le cicerchie erano usate come alimenti.
Era inoltre conosciuta dagli Egizi, dai Greci che la chiamavano “Lathiros” e dai Romani che la denominavano “Cicerula”.
In passato soprattutto i semi delle Cicerchie coltivate (Lathyrus sativus) erano molto usati nell’alimentazione umana ma, specialmente durante le carestie, erano utilizzati anche quelli delle Cicerchie selvatiche.
Il pericolo
Tutte le specie del genere Lathyrus soprattutto nei semi contengono una tossina che, in caso di uso prolungato di questi legumi, provoca disturbi nervosi comportamentali, convulsioni e paralisi agli arti inferiori.
Questa sindrome fu studiata e denominata “Latirismo” dal medico italiano Arnaldo Cantani nel 1873. Ma già Discoride nel I sec. d.C. considerava pericoloso mangiare le cicerchie.
Non abbiamo altre notizie fino al 1671, anno in cui in Germania fu proibito l’uso di farina di cicerchia nella preparazione del pane. Infatti all’epoca si presentarono molti casi di paralisi, dovuti al fatto che i semi, durante la carestia di quel perido, vennero comunemente consumati.
In quegli stessi anni, un medico di Modena, Bernardino Ramazzini, aveva descritto il fenomeno del latirismo verificatosi in alcuni vicini comuni.
Le cicerchie e Goya
Le cicerchie selvatiche e coltivate erano molto in uso in Spagna nel periodo della Guerra di Indipendenza (1808 – 1814). Erano alimenti di base per la popolazione affamata, che se ne cibava quasi come unico alimento pur sapendo delle gravi conseguenze a cui andava incontro chi ne faceva uso.
Ne è testimonianza l’acquaforte/acquatinta di Francisco Goya dal titolo “Gracias á la almorta” (almorta é la traduzione in spagnolo di cicerchia). Incisa fra il 1812 e il 1815, fa parte di una serie di opere dedicate alla guerra di indipendenza spagnola dal titolo “Los Desastres de la guerra”.
La scomparsa delle cicerchie
Il rischio di neurolatirismo ha portato quasi alla scomparsa dell’uso delle cicerchie sia in Italia che in altri paesi che prima ne erano produttori e consumatori.
Nel secolo scorso in alcune regioni dell’India erano state poste restrizioni alla coltivazione e alla vendita della cicerchia.
In alcune aree della Cina centrale, negli anni ’70, questi semi erano un sostegno per la popolazione. Subito dopo, però, ci furono tantissimi episodi di latirismo. Quindi la cicerchia fu messa “fuorilegge” per l’alimentazione umana ma non per quella animale.
Di recente durante le carestie del 1998/99 in Etiopia e Afghanistan, il problema si è ripresentato in maniera drammatica.
La riscoperta
Solamente negli ultimi tempi in Italia la cicerchia sta riconquistando il pubblico dei consumatori, dato che in una alimentazione ricca e variata, non risulta assolutamente tossica. Pertanto, nonostante il loro pericoloso segreto, le cicerchie, alcuni anni fa hanno ottenuto la denominazione PAT (prodotto agroalimentare tradizionale italiano).
Come si cucinano
Secondo la tradizione le cicerchie si usano per fare sia delle ottime zuppe, come la crema semplice di cicerchie e patate, che tanti altri piatti tipici. I semi solitamente si mettono in ammollo per almeno 24 ore cambiando spesso l’acqua. Poi si consumano, dopo averli lessati per circa 2 ore.
Il principio tossico contenuto nelle cicerchie è detto Odap (acronimo di beta-N-ossalil-L-alfa acido beta-diamminopropionico). Grazie all’ammollo e alla bollitura, il pricipio tossico, si degrada rendendo le cicerchie utilizzabili all’interno di una dieta variata.
Quindi le cicerchie e il loro pericoloso segreto, oggi si possono consumare. Addirittura per riabilitarle, sono usate da numerosi chef stellati.