Il 4 settembre 1260 un sanguinoso scontro tra Guelfi fiorentini e Ghibellini senesi: la battaglia di Montaperti, a pochi chilometri a sud est di Siena. Una battaglia epica ricordata anche da Dante nella Divina Commedia, attraverso molti dei suoi protagonisti.
Il 2 settembre i 35.000 uomini delle truppe fiorentine, si accamparono vicino a Pievasciana, sulle alture di Monteselvoli e del Paradiso.
L’esercito senese, con 20.000 soldati guidati da Provenzano Salvani trai quali 800 cavalieri inviati dall’Imperatore Manfredi di Svevia, figlio di Federico II e numerosi ghibellini cacciati da Firenze, come Farinata degli Uberti, si accampò davanti al nemico sulle colline di Ropole e di Mociano.
All’alba del 4 settembre ci fu l’inizio dello scontro, che procedette a fasi alterne fino al pomeriggio. Poi ci fu la svolta causata da due fatti importanti. Il primo fu il tradimento di Bocca degli Abati, uno dei capi fiorentini, che avvicinatosi al portastendardo di Firenze, gli tranciò di netto la mano con un colpo di spada, facendogli cadere a terra lo stendardo e causando così lo scompiglio nell’esercito. Il secondo fu una feroce carica della cavalleria imperiale contro il fianco dell’armata guelfa.
Questo fu l’inizio del massacro che Dante descrisse così: “lo strazio e ‘l grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso” (Divina Commedia, Inferno, Canto X, 85). I senesi si abbatterono sui fiorentini con l’intenzione di annientare gli avversari. Ci furono 10.000 morti e 15.000 prigionieri tra i guelfi, mentre tra i ghibellini, si registrarono 600 morti e 400 feriti.
Nell’area dove si combatté la battaglia di Montaperti, è stato costruito in epoca romantica un monumento celebrativo a forma di piramide, visibile ancora oggi. La Piramide è attualmente una proprietà privata della famiglia dei Berardenghi.