Alcuni mesi fa abbiamo raccontato la leggenda, invece in questo articolo vi racconteremo la vera storia della morte di Arrigo VII, così come confermata da recenti studi antropologici.
Agli inizi del ‘300, mentre in Italia si scatenavano le guerre da Guelfi e Ghibellini, Dante Alighieri scrive la Commedia e nel Paradiso parla dell’Alto Arrigo, un saggio che avrebbe posto l’Italia sotto il controllo imperiale, mettendo fine al potere temporale della Chiesa. L’Alto Arrigo, cioè Enrico VII di Lussemburgo (1275-1313), Imperatore del Sacro Romano Impero, disceso in Italia nell’Ottobre del 1310.
La morte
Da Roma, dove era giunto per la sua incoronazione, si diresse verso la Toscana per annientare le fazioni Guelfe. Ma a Buonconvento, morì per una malattia, forse malaria? Era il 24 agosto 1313 e faceva un caldo infernale, che fece subito capire che riportare il cadavere in Germania, sarebbe stato impossibile.
Il trasporto del cadavere
Così le viscere furono subito asportate e conservate all’interno dell’altare di Sant’Antonio nella chiesa di Buonconvento. Il cadavere camuffato per sembrare vivo, fu portato a Pisa. Infatti con la morte di Arrigo VII, svanirono anche le speranze dei pisani, di risorgere come potenza navale. La città alcuni decenni prima, grazie, dopo la disastrosa sconfitta navale della battaglia della Meloria, subita alcuni decenni prima, da parte dei genovesi. Così ai pisani, non rimase altro che accogliere le spoglie dell’imperatore nella propria cattedrale, con tutti gli onori. Così per celebrare Arrigo, si chiamò Tino di Camaino allievo di Giovanni Pisano.
Mos Teutonicus
Il viaggio verso Pisa, non fu facile, con il caldo di quel periodo e il fetore emanato dal cadavere. Così si decise per una sosta a Suvereto. Qui il corpo fu privato della testa e bollito. La bollitura durò finché la carne non si staccò dalle ossa, che furono trasportate a Pisa. Corpo e testa bollirono separatamente, secondo gli studi effettuati dal professor Francesco Mallegni. Infatti, la testa riporta una maggior concentrazione di arsenico. Questo trattamento dei cadaveri, oggi possa sembrare inusuale, nel Medioevo era molto comune. Definito Mos Teutonicus, “alla maniera dei Germani”, prevedeva la bollitura completa del cadavere sino alla spoliazione delle carni. Solitamente le carni venivano sepolte in loco o conservate sotto sale.
La teoria del complotto
Con la morte di Arrigo VII, si fa strada una sorta di “teoria del complotto”. L’imperatore è morto di malattia o ucciso da un’ostia avvelenata dal suo confessore Bernardo da Montepulciano? Per svelare questo mistero il sarcofago di Arrigo VII è stato aperto. Il suo contenuto studiato per ben tre volte, nel 1727, nel 1920 e poi nell’autunno 2013. All’interno del sepolcro, c’erano insieme ad un globo, lo scettro e la corona imperiali, oltre 3 metri di seta serviti per avvolgere il corpo del sovrano.
L’Opera della Primaziale Pisana (O₽A), cioè l’ente no-profit nato per sovrintendere ai lavori della costruzione dei monumenti della piazza del Duomo e l’Università di Pisa, hanno condotto studi approfonditi sui resti di Arrigo VII, per capire la causa della morte ed hanno risolto il mistero.
Le scoperte dell’antropologia forense
L’antropologo Francesco Mallegni, è riuscito a scoprire dall’analisi dei resti, che l’imperatore non è stato avvelenato. Ma in realtà è morto avvelenato dall’arsenico usato per guarire una infezione da antrace. Quindi l’avvelenamento è dovuto all’arsenico che doveva servire a curare la sua infezione. Nel Medioevo, gravi malattie come le infezioni da antrace, erano frequenti. Purtroppo spesso erano anche letali, tanto per la gravità della malattia, quanto per la pericolosità delle cure.
Il professor Mallegni ha anche condotto studi approfonditi sulle ossa del cranio di Arrigo, per ricostruirne le sembianze.