Il Castello di Meleto è una delle architetture fortificate del Chianti. Ce ne sono numerose, viste le scorrerie che per secoli hanno visto protagonisti senesi e fiorentini, ma il Castello di Meleto è particolarmente interessante e molto ben conservato.
La storia
Originariamente l’imperatore Federico Barbarossa, lo donò alla nobile famiglia feudale dei Firidolfi. In seguito, passò sotto il controllo dei fiorentini che lo dotarono di una possente fortificazione per difenderlo dagli assalti senesi.
Nel 1478 il Castello fu preso dagli Aragonesi che lo tennero solo due anni. Nel 1530, l’esercito senese imperiale, tentò la conquista, ma fu sconfitto.
L’architettura
L’edificio, come si presenta oggi, risale al XV secolo. Ha una pianta trapezoidale con due torri rotonde scarpate per rafforzare il lato ad Est, che è il più esposto. Gli angoli opposti, sono potenziati da ballatoi aggettanti, realizzati in mattoni, sostenuti da mensole e archetti. Al centro della costruzione, c’è l’antica torre del cassero, a pianta quadrangolare, che in origine era quasi certamente più alta, ma venne parzialmente abbattuta a fine ‘400 per essere trasformata in quella odierna.
Nel XVIII secolo, il castello divenne una villa, mantenendo inalterato l’aspetto di fortificazione.
Nel 1700 all’interno del castello fu costruito un piccolo, ma elegantissimo teatrino. Sul palco dell’orchestra si legge : “Panem et Circenses”, il motto dell’Accademia degli Accesi”. Il motto è di Giovenale, che lo indicava come metodo per tenere buona la popolazione, sfamarla e farla divertire.
Racconti di fantasmi
Sul Castello di Meleto, come su molti luoghi chiantigiani, si narrano leggende di fantasmi. In particolare di quelli dei condannati a morte, giustiziati nel cortile del castello.
Nel XVIII secolo, fu rinvenuto un teschio che aveva ancora gli occhi che fissavano “come quelli d’omo vivo”. Naturalmente si pensò che fosse opera del demonio e quando il sacerdote lo bagnò con l’acqua benedetta, si dissolse come neve al sole.
Questa è la leggenda, ma pare che nella cisterna siano state trovate armi e ossa umane.
Un’altra storia che si racconta sul Castello di Meleto, narra che il pozzo fosse collegato, attraverso un cunicolo segreto al trabocchetto della torre.