Tra leggenda e storia
Le notizie storiche su Galgano Guidotti, conosciuto come San Galgano sulla spada nella roccia, sono scarse. Nacque a Chiusdino tra il 1148 e il 1152 da Guido Guidotti e Dionigia, della nobiltà locale. Secondo la ricostruzione di Giuseppe S. Costantini, Guido Guidotti, era discendente dei conti Guidi, proprietari di gran parte del Valdarno e sposò una donna di pari lignaggio. Dopo molti anni di matrimonio e sterilità, ebbero un figlio che chiamarono Galgano. Allevato da una famiglia molto religiosa con tutte le premure destinategli per il lignaggio, ebbe una gioventù sfrenata dedita ai piaceri della carne e all’arte della spada.
La conversione
Il suo cambio di vita, ci fu dopo due apparizioni di San Michele Arcangelo che voleva farne un Cavaliere di Dio e parte della Milizia Celeste. Seguendo l’arcangelo Galgano attraversò un ponte molto lungo al di sotto del quale si trovava un fiume ed un mulino in funzione, il cui movimento simboleggia la caducità delle cose mondane. Oltrepassato il ponte ed attraversato un prato fiorito, che emanava un profumo delizioso, raggiunsero Monte Siepi, dove, in una cappella rotonda, Galgano incontrò Gesù, i dodici apostoli e la Vergine madre, che lo esortarono a condurre una vita eremitica e di penitenza. Fu quello il momento della conversione vera e propria, dopo l’apparizione di due anni prima.
San Michele Arcangelo
La madre, pur essendo molto devota, per non perdere il figlio, gli procurò come promessa sposa una giovane e bella proveniente da una delle più nobili famiglie di Civitella. Galgano, non era minimamente intenzionato a sposarsi, ma dovette recarsi comunque a Civitella. Per la strada il cavallo si fermò e si rifiutò di proseguire. Dopo una intensa preghiera di Galgano, apparve San Michele, che prese le redini del cavallo e lo condusse a Monte Siepi, vicino a Chiusdino, nello stesso luogo dell’incontro con gli apostoli.
La spada nella roccia
Qui Galgano decise di costruire una croce di legno, ma non riuscì con la spada a tagliare il legno. Così la gettò per terra e la spada da sola, si conficcò fino all’elsa dentro una roccia, da cui nessuno è riuscito più ad estrarla. Poi usò il suo mantello per farne un saio e lo indossò, cominciando la sua vita da eremita.
Durante la sua assenza per un pellegrinaggio alle basiliche romane, tre malviventi cercarono di estrarre la spada dalla roccia per rubarla, ma non riuscendovi la vollero rompere per spregio. Il castigo di Dio fu immediato e uno annegò in un fiume, uno fu colpito da un fulmine e un terzo fu trascinato via da un lupo che lo afferrò per un braccio. Si salvò invocando il nome di Galgano.
Al ritorno dal pellegrinaggio, Galgano trovò la spada rotta e provò un grande dolore. Si riteneva responsabile per essersene allontanato. Pregò quindi il signore e quando posò il pezzo rotto sopra alla spada, questa ritornò integra.
La rotonda di Montesiepi
Qui Galgano costruì un romitorio e ci visse in meditazione e preghiera fino al giorno della sua morte il 30 novembre 1181. Presenziarono alla tumulazione del suo corpo Ildebrando Pannocchieschi, vescovo di Volterra ed i vescovi di Siena e Massa Marittima. Appena quattro anni dopo la sua morte, papa Lucio III, lo proclamò santo.
L’abbazia di San Galgano
Il culto di San Galgano persiste ancora oggi e la spada nella roccia è ancora conservata all’interno della Rotonda di Montesiepi. L’abbazia è il più importante edificio sacro a lui dedicato: i suoi resti testimoniano l’importanza e la diffusione del suo culto. Il reliquario della testa del santo è conservato nella Chiesa di San Michele a Chiusdino.