L’abbazia di Sant’Antimo è un’antica abbazia benedettina a Castelnuovo dell’Abate, nel comune di Montalcino (Siena) ed è tra gli esempi più importanti dell’architettura Romanica della Toscana.
Il nucleo primitivo dell’abbazia risale al culto delle reliquie di Sant’Antimo di Arezzo, nel 352. Sul luogo del suo martirio venne edificato un piccolo oratorio, dove sorgeva già una villa romana.
La fondazione
Nel 770 i Longobardi, incaricarono l’abate pistoiese Tao di costruire un monastero benedettino, poiché le abbazie erano utilizzate come sosta dai pellegrini diretti a Roma e dai mercanti. Nel 781, Carlo Magno di ritorno da Roma, ripercorrendo la via creata dai Longobardi, in seguito chiamata “Francigena” perché “strada originata dai Franchi”, arrivò a Sant’Antimo e pose il suo sigillo sulla fondazione del monastero.
Quasi sicuramente la fondazione da parte di Carlo Magno è leggenda, ma nell’814, il figlio di Carlo, Ludovico il Pio, arricchì l’abbazia di privilegi, facendola diventare abbazia imperiale e nei secoli successivi il suo potere e la sua influenza crebbero notevolmente, insieme alle proprietà terriere. Il possedimento principale era il Castello di Montalcino.
Come l’Abbazia di Cluny
Nel 1118, inizia la costruzione della nuova chiesa sotto la guida dell’abate Guidone e a sancire la sempre maggior importanza di Sant’Antimo, si prese a modello l’abbazia di Cluny e verso la metà del XII, era terminata, mancava solo la facciata.
Nel frattempo Montalcino, al tempo sotto la giurisdizione di Sant’Antimo, diventa mira di Siena che non si può espandere a nord perché contrastata dai Fiorentini e nel 1200, la attacca e in parte la distrugge. L’abbazia deve così cedere un quarto dei suoi territori a Siena, il papa ne ordina la fusione coi Guglielmiti e il governo passa al vescovo di Cortona.
Papa Pio II
Nel 1462 il papa Pio II, sopprime l’abbazia, affida tutti i suoi beni al vescovo Giovanni Cinughi e lo nomina capo della nuova diocesi di Pienza Montalcino. Il papa, volle elevare il suo paese natale Corsignano, trasformandolo in una straordinaria città rinascimentale. All’epoca la trasformazione giuridica in città si sanciva con la sede vescovile, così a scapito di Sant’Antimo, Pienza lo divenne per decreto papale.
Nel 1600 la sede vescovile di Montalcino fu separata da quella di Pienza e il vescovo di Montalcino continuò a fregiarsi del titolo di Abate di Sant’Antimo. Questo durerà fino al 1986, anno di soppressione della diocesi, incorporata all’arcidiocesi di Siena.
La decadenza
Dal 1600 la decadenza fu continua, tanto che nel 1870, l’abbazia era abitata da un mezzadro che usava la anche come rimessa agricola e per gli animali. Nello stesso anno l’abbazia passa sotto la giurisdizione delle Belle Arti ed inizia una lunga campagna di restauri guidata dall’architetto Giuseppe Partini che riporterà la chiesa all’aspetto attuale.
Nei primi anni ’70 Franco Zeffirelli, gira a Sant’Antimo “Fratello sole, sorella luna”, si rifà completamente il tetto ligneo, ma la chiesa permane in stato di abbandono.
La rinascita
Nel 1979 si ricostruisce la comunità monastica con un gruppo di monaci premostratensi provenienti dalla Francia, che riporterà a all’abbazia di Sant’Antimo il culto solenne e la liturgia delle ore in canto gregoriano. Nel 1992, dopo un restauro importante, i monaci si insediano nell’Abbazia fino al 2015, anno in cui devono tornare in Francia. Arrivano allora monaci dall’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, ma l’esperienza dura solo un anno. Attualmente l’abbazia è gestita dall’arcidiocesi di Siena per eventi religiosi, ma i monaci non vi risiedono più.