Siena non sorge in prossimità di fiumi ed ha sempre sofferto per le carenze idriche, fino all’arrivo in città dell’acqua del Vivo. Infatti la scarsità d’acqua spinse, già nel XII secolo il Comune a costruire la rete dei bottini. Questa fu una soluzione per portare l’acqua in città, ma purtroppo, presto causò parecchi problemi. Infatti a causa delle infiltrazioni dei liquami dei pozzi neri, nell’acqua dei bottini, la situazione igienico sanitaria della città divenne pessima. Il tifo era diventato una malattia endemica e periodicamente si avevano spaventose epidemie che seminavano morte.
L’approvvigionamento idrico di Siena
Nel 1890, la sorgente dell’Ermicciolo, venne indicata come la soluzione ideale per la soluzione dei problemi idrici senesi. L’acqua scaturisce dal versante nord del Monte Amiata a circa 1000 metri di altitudine, nei pressi del paese di Vivo d’Orcia. Siena necessitava di una portata di 40 litri d’acqua al secondo e le sorgenti del Monte Amiata, potevano garantirla, in quantità e di buona qualità, vista l’altitudine ed il territorio poco abitato.
Così il Comune di Siena il 14 settembre 1895, fece un accordo con i Conti Cervini, proprietari dei terreni in cui sgorgava la sorgente dell’Ermicciolo. La città si sarebbe approvvigionata dell’acqua della sorgente, assicurandosi di non danneggiare economicamente le attività dislocate lungo il corso del torrente Vivo che usufruivano della forza motrice dell’acqua.
L’acquedotto del Vivo
Così nel 1908 il Comune di Siena dette finalmente inizio alla costruzione dell’acquedotto del Vivo che avrebbe finalmente portato in città acqua pura e abbondante. I tempi di realizzazione furono lunghi, gli ostacoli e gli imprevisti, furono molti, anche per la scarsità di attrezzature con la quale le maestranze operavano. Furono realizzati, oltre 62 Km di condotte, giunzioni a prova di perdita, ponti dentro i quali corrono tubature ad alta pressione, tenendo conto del territorio della montagna in forte pendenza, della possibilità di frane e della presenza di case sparse e piccoli borghi.
Ma nonostante le difficoltà, il 15 maggio 1914, l’acqua del Vivo, arriva alla Porta San Marco di Siena. Con l’arrivo dell’acqua dell’Amiata, dalla città sparirà definitivamente il tifo e le condizioni igieniche si manterranno ottimali fino agli anni ’50, quando l’aumento della popolazione senese, richiese un incremento dell’approvvigionamento. Oggi, la rete di distribuzione idrica del Comune di Siena e di vari territori limitrofi, gestita da Acquedotto del Fiora S.p.A., è alimentata dagli acquedotti del Vivo e del Luco, costruito successivamente.
Le fonti di approvigionamento dell’acquedotto del Vivo, oltre alla sorgente dell’ Ermicciolo nel comune di Castiglione d’Orcia, sono costituite attualmente dalle sorgenti Ente, nel comune di Arcidosso, e Burlana, nel comune di Seggiano.