La leggenda del Colle di Malamerenda, nasce nella Siena del 1300, una città ricca, dove politica, affari, corruzione e matrimoni tra le famiglie più influenti, si intrecciavano alla vita pubblica della città. Questo clima ha fatto nascere molte leggende tra le quali questa, legata ad un terribile fatto di sangue.
Protagoniste della storia, le due più importanti casate senesi, da sempre legate da odio e rivalità sia politiche che economiche: i Salimbeni e i Tolomei.
I Salimbeni
I Salimbeni di orientamento ghibellino, vivevano nella Rocca omonima oggi sede le Monte dei Paschi di Siena. I Tolomei, guelfi fedeli al papa, vivevano anch’essi in un palazzo, che porta ancora oggi il loro nome, poche centinaia di metri più avanti . Da sempre non correva buon sangue e nel corso dei secoli è stata in atto una faida con ben poche tregue, dovute a matrimoni combinati o a patti rotti poco dopo.
I Tolomei
I Tolomei, ricchissimi mercanti, narravano di una loro parentela con i sovrani d’Egitto e con l’imperatore Giulio Cesare. I Salimbeni anch’essi mercanti potentissimi, raccontavano di avere come antenato un certo Salimbene, che aveva combattuto nella prima crociata. Dalla metà del XII, per 200 anni circa queste due famiglie si attaccarono in ogni modo, macchiando di sangue una città, dall’apparenza tranquilla.
Il convivio
Così si narra che nel ‘300, entrambe le fazioni, estenuate da questo conflitto, pensarono di poter siglare una tregua definitiva. La famiglia Salimbeni, il giorno di Pasqua, invitò i Tolomei ad una merenda in una osteria su un colle vicino a Siena. I commensali, 18 per i Tolomei e 18 per i Salimbeni, si apprestavano ad un sontuoso banchetto, come si addiceva a famiglie così illustri, a base di arrosto di tordi, uccelli prelibati e difficili da cacciare a primavera.
Appena il vassoio con i tordi fu portato in tavola, i Tolomei si accorsero che non sarebbero bastati per tutti i commensali. I tordi erano solo 18 per 36 commensali. Quindi bisognava aggiudicarsi un tordo o dividerlo con un vicino, quindi un Salimbeni. Dato che la disposizione a tavola era alternata, come di consueto.
La strage
Il vecchio Salimbeni gridò: “A ognuno il suo!” apparentemente per dare inizio al pranzo. Ogni Tolomei si apprestò ad infilzare un tordo, mentre i Salimbeni sfoderarono i coltelli sui vicini Tolomei, uccidendoli e svelando così il motivo reale del convivio.
Che sia leggenda o storia, il colle dove avvenne la strage da quel giorno fu ribattezzato “Colle di Malamerenda”, anche se esistono documenti storici che smentiscono in toto questa tesi. Infatti la località aveva già questo nome molto prima della carneficina dei Tolomei.
Come se non bastasse, questa leggenda è arricchita da un altro mistero. Sembra che i Tolomei uccisi, siano stati seppelliti nel sottoscala del Chiostro della Basilica di San Francesco. A testimonianza di questo, ci sarebbero i 18 stemmi della casata Tolomei scolpiti nella scala. Tempo dopo è stata aggiunta anche una lapide, ma appare davvero strano che una famiglia così potente abbia fatto seppellire 18 suoi esponenti in un sottoscala. Ma non sappiamo niente di più su questa vicenda.