La Fonte delle Fate, originariamente chiamata Fontana di Vallepiatta, è l’unica testimonianza architettonica rimasta di Poggio Bonizio, raso al suolo dai Fiorentini nel 1270.
Deve il suo nome alla tradizione popolare secondo la quale le acque, le sorgenti e le paludi erano luoghi del mistero protetti da strane creature: le fate appunto.
Per dimensioni è la più grande fontana pubblica in travertino del territorio senese e uno straordinario esempio di archeologia idraulica medievale.
Fu costruita negli anni centrali del XIII secolo, in un impluvio naturale (oggi meno marcato) denominato Vallepiatta, ed è possibile che esistesse una struttura precedente, di cui non abbiamo traccia.
Balugano da Crema
La costruzione della Fonte delle Fate è attribuita ad un “magister lapidum” lombardo, Balugano da Crema.
Le caratteristiche tecniche dell’opera muraria e la cura degli elementi decorativi, sono opera di maestri lapidei di grande spessore, probabilmente provenienti dalla Pianura Padana. Infatti, tra il XII e il XIII secolo, la presenza di maestri provenienti da territori lombardo-emiliani è confermata dalla costruzione in Val d’Elsa di edifici con le caratteristiche che li contraddistinguono.
La facciata, mancante della sommità, si presenta con una specie di portico su sei arcate doppie a sesto acuto, all’interno del quale, si trovano le vasche per la raccolta delle acque, con una copertura a crociera.
All’interno della fonte, si trovano le vasche per la raccolta delle acque.
La fonte è in parte alimentata da un impluvio sovrastante, attraverso una lunga serie di gallerie e cunicoli. Di fronte alle arcate, un piazzale ed una vasca laterale, cinti da spesse mura di calcare cavernoso.
Nel 1484 la fontana fu interrata dal terreno di riporto, a seguito dei lavori della Fortezza di Poggio Imperiale, progettata Giuliano da Sangallo per Lorenzo de’ Medici. Restò così fino al 1803, quando durante i lavori di scavo per la realizzazione di una vigna, fu ritrovata e riportata alla luce.
Oggi la Fonte delle Fate, fa parte del parco archeologico – ambientale, insieme alla Fortezza di Poggio Imperiale e all’Archeodromo ed è inserita negli itinerari dei borghi e dei castelli della zona.
I Dormienti
Nel 1998, l’artista Mimmo Paladino, ha progettato per la Fonte delle Fate, una suggestiva istallazione dal titolo “I Dormienti”, nella quale ha affiancato due soggetti scultorei, il coccodrillo e la figura umana addormentata.
Le sculture, adagiate su piani di ferro di diversa grandezza, sono parzialmente immerse nell’acqua, che variando di livello (a causa delle piogge) le sommergono o le rivelano. L’acqua per ricordare il liquido amniotico e che ogni forma di vita, trae la sua origine dall’acqua.
Il significato dell’opera
L’opera rappresenta coccodrilli e uomini in posizione fetale, a testimonianza sia dell’esistenza umana, sia di uno stato vitale ancestrale. Le figure sembrano immerse in un sonno che richiama la profondità dell’inconscio e l’immagine stessa dei sogni.
La vegetazione sulle pareti e il picchiettare delle gocce d’acqua contribuiscono a creano un’atmosfera suggestiva e sospesa.
L’opera, composta da 25 sculture bronzee, in origine colorate, è visibile solo affacciandosi al parapetto della fonte, come a proteggere il sonno delle figure dormienti.
Nel settembre 2000, Mimmo Paladino, ha donato l’opera al Comune di Poggibonsi e collocata all’interno della fonte.
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