Dalla Montagnola Senese proviene uno dei “marmi colorati” più belli d’Italia, apprezzato fin dall’antichità, il “Giallo Siena”. Il giallo richiama l’immagine dell’oro, del sole e della luce, è simbolo del lusso e della forza. Emblema dei trionfi militari, delle incoronazioni, dei matrimoni regali, tanto da essere chiamato “oro litico”, anche per la sua rarità. La bellezza di questo marmo è da attribuire sia all’intensità del giallo, sia alle sue variegate venature che vanno dal bianco avorio al grigio-blu fino al rossastro. Una incredibile policromia che ha ispirato artisti di ogni epoca.
Un materiale difficile da estrarre
Però il Marmo di Siena è molto difficile da estrarre, a causa della sua formazione. Questa infatti, ha consentito stupende colorazioni dai toni caldi per l’infiltrazione di ossidi di ferro. Ma ha anche determinato una notevole fratturazione che rende difficoltosa l’estrazione di blocchi da taglio di dimensioni commerciali.
Usato per il cristallo
Fu anche usato per conferire una particolare lucentezza al cristallo di Colle Val d’Elsa, dove oggi viene prodotto il 90% del cristallo italiano e dove fin dal Medioevo si è sviluppata l’industria vetraria grazie alle presenza nella zona di tutti i minerali necessari.
Gli edifici di culto
Così troviamo il Marmo di Siena nelle pievi della Montagnola Senese (XI secolo) e, a partire dal XIV secolo, nella città di Siena, in primo luogo nel Duomo, ma anche in altri edifici monumentali, come il rivestimento delle Logge del Papa e le Logge della Mercanzia, oltre che nelle opere d’arte come la Fonte Gaia, capolavoro quattrocentesco di Jacopo della Quercia. Oltre a Siena, questo materiale è usato nel Duomo di Firenze e di Orvieto.
Le varietà bianche servivano soprattutto come pietra da costruzione in conci squadrati. Le varietà gialle invece, servivano per realizzare motivi ornamentali negli interni. Come ad esempio i 1.300 metri quadri di mosaici policromi del pavimento del Duomo di Siena.
Una collezione di “Esemplari dei Marmi adoperati dall’Opera del Duomo di Siena” e delle relative cave di provenienza è in mostra al Museo di Storia Naturale di Siena, preziosa fonte di informazione per gli interventi di restauro e di manutenzione del monumento.
Nel sei-settecento si assiste ad una certa decadenza delle varietà bianche, a causa dell’inizio dell’importazione dei marmi apuani caratterizzati da una struttura più forte e quindi più resistente agli agenti atmosferici e contemporaneamente al successo delle varietà gialle, tanto che in questo periodo avviene lo sviluppo di tutte le zone di coltivazione del Giallo di Siena.
Infatti, i Granduchi di Toscana promuovono una vera e propria politica autarchica delle pietre, ed il Giallo di Siena viene ampiamente impiegato dalla manifattura fiorentina dell’Opificio delle Pietre Dure per la realizzazione decorazioni architettoniche, elementi di arredamento e oggetti preziosi.
L’attività estrattiva oggi
Ancora oggi continua l’attività estrattiva di marmi gialli, grigi e bianchi, in parte lavorati nella zona. Qui gli artigiani valorizzano la naturale bellezza di un prodotto unico nel suo genere.
Tra i lavori più importanti possiamo citare le cento colonne di Giallo Siena per la reggia del Siam. Ma anche le marmette del pavimento della sala Astrea della Reggia di Caserta. Oppure, i 4.000 mq di lastre per il rivestimento della basilica di S.Giovanni Bosco a Roma. Oltre agli interni del Casinò di San Remo e delle sale di rappresentanza nella nuova sede della Banca d’Italia.
Naturalmente esistono anche gli usi più comuni di oggetti per l’arredo della casa (tavoli, lavabi, anfore) e dei luoghi di culto (altari, fonti battesimali).
Infatti oggi, grazie ad innovative tecniche di preconsolidamento che ne migliorano la lavorabilità, il marmo senese si presta oggi ad una gamma pressoché illimitata di lavorazioni. Oggi sono possibili perfino lavorazioni complesse come incisione e traforo.
Praticamente, i limiti del passato, sono stati superati e il Giallo di Siena è diventato un materiale adatto ad ogni progetto di architettura contemporanea. Oggi rappresenta una risorsa importante e pregiata nel patrimonio litologico toscano.