Nei ricordi di ogni toscano non più tanto giovane, ci sono le mandorle pralinate o per dirla alla toscana “l’addormentasuocere”. Mandorle o nocciole, o noccioline americane o pinoli, caramellati con uno spesso strato di zucchero che le rende assolutamente irresistibili!
Quando ero bambina le vendevano in sacchettini lunghi e stretti di plastica trasparente che trovavamo al cinema, al luna park, al circo e nelle fiere paesane. Si trovavano dappertutto e si mangiavano davvero molto spesso. Oggi sono cadute in disuso e le troviamo solo alla festa del santo patrono o manifestazioni simili.
Oltre ad amarne il sapore, quando ero bambina, ne amavo il nome buffo legato ad una storia “realmente accaduta” che mio nonno raccontava sempre. Lui aveva aneddoti adatti a tutte le situazioni ed ho sempre pensato che molti di questi fossero incredibili fandonie, anche perché in ognuno c’era una parte comica ed il finale era sempre lo stesso: una incredibile risata.
Così quando ero bambina, invece delle favole classiche, lui mi raccontava i suoi aneddoti di vita vissuta. Immaginate la differenza tra sentirsi raccontare Cappuccetto Rosso con la nonna mangiata dal lupo oppure la storia di mio nonno bambino che dopo aver fatto i bisognini sotto al pesco si pulisce con l’ortica! Lui era così simpatico ed irriverente.
Tra le sue storie, quella dell’addormentasuocere è sicuramente tra le mie preferite.
La “vera” storia dell’addormentasuocere di mio nonno
“Quando da giovani si andava a fare all’amore (cioè a trovare la fidanzata a casa) si portava qualcosa di regalo per la socera, (suocera) sperando di ammorbidirla. Se no stava a guardarci per tutto il tempo e noi non ci si poteva baciare. Ma io ci andavo apposta, per baciare la nonna!
Così spesso, si portavano dei dolcini. Queste mandorle ricoperte di zucchero erano adatte. Perché le suocere erano anziane e non avevano più i denti buoni, allora le succhiavano per far sciogliere lo zucchero. Quindi con la bocca piena, non parlavano (ed era già un vantaggio!) e poi, succhia, succhia, zitte zitte, dopo un po’ si addormentavano. E allora io e la nonna ci si dava certi baci! Come nei film! Ecco perché si chiamano così, l’addormentasocere! Perché servivano ad addormentare le socere!
Ma una volta portai l’addormentasocere all’Adele, (la mamma della nonna) e mentre si stava per addormentare, la mandorla gli andò di traverso. Non respirava più, ed era diventata ble (blu). Se non riuscivo a fargliela sputare, ci moriva lì! Quando si riprese, mi guardò con lo sguardo cattivo e gli occhi che erano diventati due fessure e mi disse: ” O giovanotto, che m’hai portato l’ammazzasocere?”
Questa storia mi fa ridere ancora oggi, mentre scrivo. Un misto di sorriso e nostalgia.
Nel blog “Architettando in cucina” troverete molte altre delle mie storie e ricette.
La realtà storica
In realtà come molti prodotti di successo della pasticceria, le praline nascono per caso nel 1636, quando il cuoco del Conte Plessin-Praslin (diplomatico francese) fece cadere accidentalmente le mandorle nello sciroppo di zucchero bollente. Dal nome del conte anche il nome del dolce.
Farle in casa
Dato che trovarle non è facilissimo, possiamo farle in casa, perché una operazione piuttosto semplice, basta seguire la ricetta.
Addormentasuocere
Ingredienti
- 100 g di mandorle sgusciate con la pellicina
- 100 g di zucchero semolato
- 80 g di acqua
- 1 pizzico di sale
Istruzioni
- In una casseruola dal fondo spesso, inserire tutti gli ingredienti, far cuocere a fuoco basso, mescolando di tanto in tanto, finché l’acqua non è evaporata e lo zucchero sciolto.
- Togliere la pentola dal fuoco continuando a mescolare, finché lo zucchero si cristallizza e diventa di nuovo bianco.
- A questo punto, rimettere la pentola al fuoco (sempre a fuoco dolce e mescolare). Lo zucchero si scioglierà nuovamente, acquistando il tipico colore ambra del caramello e si attaccherà alle mandorle, separandole.
- Distribuire quindi le mandorle, su un vassoio rivestito con della carta forno e farle asciugare all’aria.
- Le mandorle pralinate si conservano anche per mesi, al riparo dall’umidità in un vaso di vetro o in una scatola di latta.