La morte di Arrigo VII e la particola avvelenata sono una delle grandi leggende che ancora si narrano a Buonconvento.
Quando l’imperatore Arrigo VII, decise di restaurare l’autorità imperiale, scese in Italia, si fece incoronare a Roma e si accampò a Buonconvento per marciare contro il Re di Napoli Roberto d’Angiò.
Fu ordita la trama
Alcune spie travestite da monaci, avvertirono Papa Clemente V, allora residente in Francia, che l’Imperatore, una volta sconfitto Roberto D’Angiò, avrebbe occupato tutta l’Italia, stato Pontificio compreso.
I guelfi, si vedevano minacciati, in particolare i fiorentini, così si raccomandarono al papa insieme a Filippo il Bello re di Francia e al Re d’Inghilterra. Il Pontefice, sotto le pressioni guelfe, decise di andare poco per il sottile. Inviò in Italia, un certo Abate Pecorino, promettendo di farlo cardinale, se avesse risolto il problema. L’abate partì con un suo frate muto esperto di medicina e stregoneria.
La congiura
Giunti al campo base di Arrigo VII, con una finta lettera di pace, si insediarono e cominciarono ad organizzare la congiura, ingaggiando il capitano Sigismondo Peruzzo delle schiere tedesche. Era un capitano corrotto dal Re di Francia, che odiava l’Imperatore perché non l’aveva promosso generale. A questo gruppo di faccendieri, si unì anche Chiodo da Ponsacco, maniscalco imperiale e spia dei guelfi fiorentini.
Si riunirono nella notte nella foresta e tirarono a sorte per decidere a chi sarebbe toccato commettere l’omicidio. Il fato decise per l’Abate Pecorino. Così il frate ordinò al suo servo di procurargli un potente veleno. Poi dette l’erba matta alla mula del cappellano del campo e la bestia si imbizzarrì, disarcionò il prelato facendolo cadere malamente e procurandogli alcune fratture. Dato che il cappellano era ferito, l’Abate Pecorino si offrì di celebrare la messa. Quando fu il momento della Comunione dei fedeli, l’Abate dette all’Imperatore l’ostia avvelenata che nascondeva nel saio.
Le conseguenze
La particola avvelenata fece subito effetto e Arrigo VII morì. Il corpo del Sovrano fu portato a Pisa e gli fu costruito un grandioso mausoleo. Per i congiurati invece le cose non andarono bene: il gesto portò sciagura nelle vite di ognuno. Il Capitano Sigismondo cadde dalle mura di una rocca, pochi giorni dopo.
Il servitore muto, uccise l’Abate Pecorino per rubargli la ricompensa per l’omicidio. Chiodo, il maniscalco spia dei fiorentini, fu ucciso da una vipera mentre andava a fare il bagno nel torrente,
Il Papa Clemente V, che aveva soppresso i Templari, morì l’anno successivo, avvelenato da un Templare e pochi mesi dopo morì anche Filippo il Bello, Re di Francia.