Bettino Ricasoli, fu un importante politico, ma soprattutto fu l’inventore del Chianti, cioè colui che trasformò il vino base dell’alimentazione dei contadini toscani in un prodotto per le tavole di tutto il mondo. Con Ricasoli (Firenze 1809 – Gaiole in Chianti 1880) il Chianti diventa il primo vino ad essere esportato all’estero. Grazie alla sua resistenza ai trasporti, arrivò in Asia e America.
La famiglia Ricasoli
I Ricasoli, discendono dalla nobile famiglia dei Firidolfi (filii di Rodolfo). Per il fatto di essere signori di terre al confine con i possedimenti senesi, la Repubblica fiorentina cominciò a strappargli con la forza alcuni castelli particolarmente strategici. Inoltre i loro possedimenti furono attaccati da Siena, come accadde al Castello di Brolio. Le cose si fecero talmente difficili, che ad un certo punto dovettero trasferirsi a Firenze. Questo comportò diventare “cittadini” e rinunciare al titolo nobiliare per potersi iscrivere alle Arti, secondo gli Ordinamenti di Giustizia di Giano della Bella (1293).
Fu Cosimo I de’ Medici nel 1564, a restituire loro potere e possedimenti, per ricompensarli dei servigi prestati alla Repubblica di Firenze durante la Guerra di Siena. Così i Ricasoli ripresero il potere sulle loro terre ed il titolo di Baroni.
Tra i Ricasoli, il membro che ha lasciato l’impronta più importante in tutto il Chianti è stato Bettino (1809-1880), soprannominato il Barone di Ferro, secondo presidente del Consiglio del Regno d’Italia dopo Cavour. Fu un abile politico, ma più di tutto fu il grande innovatore della vitivinicoltura toscana.
Il Chianti
Infatti si deve a lui la grande ricerca per realizzare il vino “sublime” che potesse essere venduto ed apprezzato nel mondo. Occorreva che il prodotto non perdesse le sue caratteristiche, affrontando lunghi viaggi per mare e per terra. Fu un ricercatore appassionato e si affidò agli agronomi più esperti per la coltivazione delle viti. Ingaggiò inoltre i chimici più apprezzati dell’epoca, per capire tutti i segreti della fermentazione. Viaggiò moltissimo, in particolare in Francia, per carpire tutti i segreti di questo prodotto.
Per verificare la tenuta dei vini sulle grandi distanze, faceva viaggiare per anni le botti su mercantili diretti in India e Sud America. Per oltre 30 anni, effettuò sperimentazione mai provate prima di allora sia nelle vigne che in cantina. Così arrvò al regolamento di produzione del vino Chianti, che sarebbe poi diventato il disciplinare di produzione. Ancora oggi, salvo piccole modifiche, quello compilato da Bettino Ricasoli, definisce le percentuali di uve di cui deve essere composto il Chianti.
Il fantasma di Bettino Ricasoli
La leggenda sull’esistenza del fantasma dello statista che si aggira per il Castello di Brolio, nacque subito dopo la morte dello stesso. Fu un personaggio talmente grande che non poteva semplicemente morire. Il suo fantasma vestito con la giacca finanziera nera, si aggira in sella al suo cavallo bianco per le campagne attorno al Castello di Brolio. Oppure rompe i piatti nelle cucine, sgualcisce le lenzuola del suo letto, nel quale ovviamente non ha dormito nessuno. Spaventa i contadini, svegliandoli nel cuore della notte e via dicendo. Ma ci sono anche alcuni che giurano che il fantasma del barone li avrebbe salvati in certe situazioni di pericolo.
La notte di Polese
Così dopo tante “apparizioni”, voci, dicerie, nel marzo del 1964, il fumettista Renato Polese, affascinato dalla leggenda, chiese di trascorrere una notte al Castello di Brolio, nella speranza di vedere il fantasma con i propri occhi. Così alla mezzanotte, qualcosa successe. Si udì in lontananza un rumore di zoccoli, il cane del custode del castello cominciò ad abbaiare e la candela accesa accanto al letto si spense da sola. Ma Polese vide “solo” un’ombra bianca con una finanziera nera. La sua esperienza con il fantasma, la raccontò poi in un suo lungo articolo. Fu pubblicato sulle pagine del settimanale “La Domenica del Corriere”, uno dei giornali più popolari dell’epoca. Questo incrementò molto la fama del “fantasma” di Bettino, che persiste ancora oggi.
I discendenti del barone Bettino Ricasoli, l’inventore del Chianti, non smentiscono e non confermano. Occorre che ognuno faccia la propria verifica direttamente al Castello di Brolio.