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Brandano di Petroio

Da La Redazione
Brandano di Petroio

Nel piccolo borgo di Petroio, capita di imbattersi nella statua di terracotta raffigurante Bartolomeo Garosi, detto Brandano. Un personaggio molto curioso nato nel borgo, ma che ha impattato molto nelle vicende storiche e religiose del Medioevo.

Gli inizi

Nato a Petroio nel 1486, condusse una vita libertina e spregiudicata. Fino al giorno in cui zappando il suo campo, schegge di pietra lo colpirono sulla fronte e in un occhio, facendogli rischiare la cecità. Brandano di Petroio interpretò l’accaduto come un segno divino, lasciò la vita sbandata che faceva e cominciò a predicare la parola di Dio. Prima a Petroio e dopo a Montefollonico, dove si trasferì con la famiglia.

In seguito proseguì la predicazione verso Siena, abbandonando anche la famiglia e vivendo di elemosine. Nei suoi sermoni attaccava il potere, invitava al pentimento e profetizzava sciagure. Girovagava per i borghi con un abito bianco, scalzo, con un crocifisso in una mano e un teschio nell’altra. L’obiettivo era ricordare che la morte arriva per tutti e spesso è inaspettata. Così ognuno deve impegnarsi quotidianamente a fare del bene, per essere pronto al momento in cui la signora con la falce arriverà.

Il soprannome

Il soprannome se lo dette lui stesso per via del “gran brando che mi ha dato Dio per riprendere i ladroni e i peccatori di tutte le specie”. Alludeva alla grande spada (brando), cioè al dono della parola che usava per le sue prediche.

La predicazione

Era molto amato dalla povera gente, meno dai potenti contro i quali inveiva, per farli riflettere sul loro comportamento. Predicò in giro per l’Italia, e poi in Francia e Spagna, ma poi si trasferì a Roma, senza perdere i suoi modi. Si scagliò spesso contro le autorità ecclesiastiche e Papa Clemente VII lo fece imprigionare più volte. Una leggenda dice anche che lo fece incatenare e gettare nel Tevere, ma Brandano, riemerse miracolosamente. Questo contribuì ad aumentare la venerazione della gente nei suoi confronti. Predisse il sacco di Roma (“Roma, Roma, da qui a poco sarai doma“), nonché la morte imminente del papa Clemente VII, e a Siena la annunciò con soddisfazione, prima che ne giungesse notizia da Roma, con le parole; “Lume, lume, il papa non vede più lume” e anche “Non più Medici, siamo tutti sani“.

Tornato a Siena nel 1548, gli spagnoli governavano la città e Brandano di Petroio cominciò ad inveire contro di loro ad ogni occasione. Presto fu esiliato a Piombino. Tornò nel 1552, quando la città si liberò dal controllo spagnolo. Si impegnò molto nella difesa di Siena contro i Medici e donò assistenza a malati ed infermi. Ma era sempre molto irruento, tanto che a Radicofani dopo una potente invettiva contro il male, lo definirono “il Pazzo di Cristo”.

La morte

Morì a Siena nel 1554, all’età di 68 anni, poco prima della caduta della Repubblica senese per mano dei fiorentini. Dopo la sua morte il suo corpo fu esposto nella Chiesa di San Martino, ma dei suoi resti se ne persero le tracce. Nel 1612 l’Arcivescovo di Siena promulgò un editto in cui invitava la popolazione a venerarlo come Beato. La Chiesa però non ha mai portato a termine il processo di beatificazione.

Le profezie

Fu un grande annunciatore di profezie di sventura, puntualmente avveratesi. Questo gli valse non soltanto la venerazione del popolo, ma anche la sopravvivenza di detti popolari tramandati dal XVI secolo in poi. Sono molte le storie popolari e le espressioni che vengono attribuite al “beato” o al “poro” Brandano. Oggi, si fatica a distinguere la sua attività da predicatore da ciò che il folclore locale ha attribuito alla sua figura in fase successiva. Prima dell’invasione spagnola al soldo dei Medici, avvertì: “Siena, Siena, incomincia a arrivare la piena”.
Ed altri motti quali: “Arcidosso, Arcidosso, dovrai rodere un grand’ osso: che dirtelo non posso“, (riferimento a Davide Lazzeretti); “Quando le macchie saranno giardini sarà un vivere d’ assassini”; “Quando le carrozze cammineranno senza cavalli, sarà un mondo di travagli“.

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