A Siena, da secoli si narra della Diana, il leggendario fiume della città. Il perché di questo nome, è ad oggi sconosciuto, ma l’ipotesi più accreditata è venga da qualche antica fonte senese dedicata alla dea Diana.
Questa leggenda è stata “così vera” per secoli che vicino a Pian dei Mantellini, alla Diana è stata dedicata una strada, Via della Diana, appunto, al cui inizio è stata posta una lapide che riporta i versi di Dante sul celebre fiume senese.
Sapia
Tu li vedrai tra quella gente vana
che spera in Talamone, e perderagli
più di speranza ch’a trovar la Diana;
ma più vi perderanno li ammiragli.
Queste parole, della Commedia di Dante Alighieri e pronunciate per bocca di Sapia, nobildonna senese, si trovano nel XIII canto del Purgatorio. Sono la testimonianza della fama acquisita dalla leggenda che un fiume, la Diana appunto, scorresse nel sottosuolo della città.
Nei versi del poeta fiorentino, la Diana diviene motivo di scherno verso i senesi, che tuttavia credevano fermamente nell’esistenza di quel corso d’acqua. In effetti, che si trattasse di una leggenda lo si può dire adesso, dopo secoli di ricerche vane. Ma allora, di indizi sulla presenza di un fiume sotterraneo che scorreva sotto la città ce n’erano, ed erano concreti, tanto da indurre il Comune a spendere dal 1176 al 1300 molti soldi per cercarlo.
In passato, la maggior parte delle città, si svilupparono i prossimità di grandi corsi d’acqua, per garantire l’approvvigionamento idrico alla popolazione. Ne sono un esempio Roma e Firenze.
Siena è distante dai corsi d’acqua
Siena invece sorge su 3 colline, al riparo dalle malsane paludi di Maremma e Valdichiana, ma distante dai fiumi più grandi, Elsa, Ombrone e Merse. I fiumi vicini alla città invece sono a carattere torrentizio e per la maggior parte dell’anno non hanno una portata d’acqua sufficiente. Il sottosuolo arenario della città, accoglieva piccole vene acquifere che consentirono nell’XI e XII secolo, di costruire alcune delle numerose fonti che punteggiano il centro storico, tra le quali, Fontebranda e Fonte Gaia.
La ricerca della Diana
Con questi presupposti ed alcuni indizi reali, inizia la ricerca della Diana, leggendario fiume di Siena. I fatti che fecero innescare la ricerca furono essenzialmente due. Il primo, che nelle cantine nella zona tra Pian dei Mantellini e Porta San Marco trasudassero abbondante umidità. Il secondo, l’aver sentito nella stessa zona, nelle notti in cui il silenzio lo consentiva, il mormorio di un fiume sotto le strade.
Trovare il fiume avrebbe voluto dire acqua in abbondanza, utile anche a portare in città attività produttive che per la mancanza d’acqua avevano trovato spazio nella val di Merse o nella Val d’Arbia.
Si ipotizzò che il fiume seguisse il percorso da Porta Ovile a Porta San Marco, unendo i due punti dove più spesso i cittadini ne avevano sentito il rumore.
Le ricerche ebbero inizio nel 1176 quando i frati del convento di San Niccolò del Carmine (proprio dove poi sorgerà il manicomio) scoprirono una vena d’acqua che sfruttarono per costruire un pozzo, chiamato, appunto, “pozzo della Diana“ esistente ancora oggi. I lavori di ricerca durarono fino al 1300.
In comune è ancora conservata una delibera del 1295, per proseguire i lavori di ricerca. Sono ancora funzionanti e visitabili una rete di cunicoli sotto la città che servirono per le ricerche.
La Diana al Palio
La ricerca della Diana è stata importante nella storia della citta, tanto che nel Palio di Siena, il tempo del rullo dei tamburi che accompagna i monturati durante la Passeggiata storica è chiamato “passo della Diana”.