Era una fortezza di grande importanza, contesa tra senesi e orvietani e più volte assediata. Così la difesa di Celle divenne importante per gli abitanti, che pur d’indole pacifica, cominciarono a familiarizzare con la guerra.
Combattere come i Cellesi
Certo, non erano proprio guerrieri, non avevano cognizioni strategiche o tattiche, combattevano secondo la strategia di “darne il più possibile e prenderne meno che potevano”. Infatti nei dintorni si dice ancora “combattere come i Cellesi” che sta a significare di fare le cose approssimativamente.
Gli Orvietani che più volte assediarono Celle, ebbero modo di constatare che la tecnica dei Cellesi, per quanto “improvvisata” era assolutamente imprevedibile e per questo funzionava!
Una volta, i Cellesi, essendosi visti persi, chiusi tra le mura del castello, ricorsero ad uno stratagemma che risultò molto efficace. Erano tempi in cui la guerra no aveva regole e chi era sconfitto sottostava all’arbitrio dei vincitori. La musica era sempre la stessa: rotte le difese, i soldati nemici entravano in città, uccidendo, rubando, stuprando e incendiando. La prospettiva era tutt’altro che allegra e i Cellesi, che capivano che la fine era vicina, decisero di tentare di salvare le loro vite, i loro averi, le loro donne e le loro case.
Scava, scava…
Iniziarono così a scavare una buca enorme proprio di fronte alla porta principale della fortezza, naturalmente di nascosto dai nemici. Lavorarono così tanto da aprire una voragine nella quale poteva sparire una chiesa. Quando ebbero finito il lavoro, verso sera, suonarono le trombe per far venire avanti i soldati di Orvieto e poi spalancarono la porta, restando ben nascosti ed armati in attesa.
I nemici arrivarono e vedendo la porta spalancata, pensarono a una resa o a un tradimento, per cui si buttarono in ressa dentro la porta, convinti di poter far man bassa di Celle quella notte. In realtà caddero tutti nella profonda buca e dato che le pareti erano molto scoscese, non riuscivano a risalire. Quando gli assalitori s’accorgevano della trappola, era impossibile fuggire, perché quelli di dietro premevano per entrare li spingevano nella voragine. Più di metà degli assedianti fecero quella fine e a malapena gli altri riuscirono a fermarsi, girare sui tacchi e tornare di corsa a Orvieto. Quelli caduti nella buca avrebbero voluto fare lo stesso, ma furono fermati da una pioggia di pietre e poi ricoperti con la terra scavata.
Abbiamo cibo a sufficienza …
Oltre a quello citato, la leggendaria difesa di Celle, si arricchisce di altri episodi. Uno di questi è un classico in molti assedi: i Cellesi mostravano ai nemici la loro abbondanza di cibo con esposizione di pane, grano e animali belli grassi, pronti a diventare manicaretti.
La mandria
Ma un altro stratagemma utilizzato è però una vera novità: davanti alle truppe schierate di fronte alla porta principale, i Cellesi liberarono improvvisamente una mandria inferocita di tori, buoi, cavalli, asini e porci, resi isterici da cardi opportunamente applicati sui loro posteriori. Gli animali, scompaginarono le truppe orvietane rigorosamente schierate, riducendole a una massa disordinata di gente in fuga.