La Vernaccia di San Gimignano è uno dei vini più antichi della storia dell’enologia italiana.
Il Medioevo
Lo troviamo già alla fine del Duecento sulle tavole dei ricchi mercanti e dei re. Probabilmente il nome deriva da Vernazza, in Liguria, porto d’imbarco della produzione. E’ un vino prelibato e prezioso, ma già nel Trecento, anche le classi sociali più basse lo scoprono ed un successo straordinario che lo fa citare da Dante, Cecco Angiolieri, Boccaccio.
La produzione della Vernaccia si espande dalla Liguria e dalla Toscana, fino ad invadere ogni zona enologica d’Italia, ma la Vernaccia di San Gimignano, si caratterizza e si identifica con il suo territorio. Diventa un prodotto fortemente richiesto, così come lo zafferano. Viene bevuto alla corte de’ Medici in occasioni di banchetti di nozze.
Nel Cinquecento la produzione cresce notevolmente e si impiantano molte nuove vigne, ma è il Seicento, il secolo d’oro della Vernaccia. Giorgio Vasari dipinge, nel salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze, nell’ “Allegoria di San Gimignano e Colle Val d’Elsa” «un satiro giovane che beve la Vernaccia di quel luogo»
Gli anni del declino
Nel Settecento, arrivano gli anni del declino. Cambiano i gusti, perché dalle Americhe arrivano nuove bevande esotiche, il tè, il caffè e la cioccolata. Si cominciano a bere anche i liquori, che fino a quel momento erano usati come medicinali. Ma la Vernaccia si produce ancora, in quantitativi minori, ma è comunque molto apprezzata.
Nell’Ottocento si assiste ad un ulteriore calo produttivo. Il vitigno si trova sparso tra i filari e destinato a farne vino comune. Nel Novecento, si assiste ad una ondata di patologie che stravolgerà i vigneti di tutta Italia. Ugo Nomi Venerosi-Pesciolini, fondatore dei Musei Civici e della Biblioteca di San Gimignano, rileva che di Vernaccia «qualche raro possidente ne serba alcun poco, o per curiosità o per gratificarne gli amici, ma è cosa piccolissima e non si commercia; tiensi quasi come il rosolio».
La rinascita
Negli anni ’30 del Novecento, si assiste ad una rinascita. Carlo Fregola, Reggente della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Colle di Val d’Elsa, è convinto della possibilità di reimpianto dell’antico vitigno e lo ritrova nel 1931 sparso nei filari in quasi tutte le zone del Comune di San Gimignano. «Gli agricoltori di S. Gimignano debbono comprendere l’importanza del tentativo di riconquistare alla Vernaccia l’antica considerazione. Lo scopo si dovrebbe raggiungere perché il prodotto è veramente pregevole»
Il successo
Naturalmente la Seconda Guerra Mondiale bloccherà ogni iniziativa, ma verrà ripresa nei primi anni ’60 con il recupero del vitigno tra i filari della coltivazione promiscua. Saranno così impiantate nuove vigne specializzate e nel 1966, la Vernaccia è il primo vino italiano ad ottenere la Denominazione di Origine Controllata.
Nel 1972, nasce il Consorzio della Vernaccia e nel 1993 il vino ottiene la D.O.C.G. massimo riconoscimento italiano.
Negli ultimi anni la Vernaccia è sempre cresciuta di importanza sul mercato nazionale ed è esportata in tutto il mondo.