A sud della provincia di Siena, a cavallo fra le Crete Senesi e la Val d’Orcia, si trova San Giovanni d’Asso: un territorio di rara armonia tra natura e opera dell’uomo. Pievi, casali, castelli, piccoli borghi, si fondono in una natura incontaminata.
L’economia del borgo
San Giovanni d’Asso è un comune italiano dal 1870 e come allora è un luogo dove l’agricoltura è l’attività principale. Nei primi decenni del secolo scorso era anche attiva una miniera di lignite, un tipo di carbone di importanza strategica fino alla Seconda Guerra Mondiale. Fino al Dopoguerra, il regime di gestione dell’agricoltura era la mezzadria. In questo antico sistema, il contadino, lavorava il terreno di proprietà del padrone, ed i prodotti venivano divisi metà ciascuno. Nel Dopoguerra, il sistema della mezzadria andrò in crisi e i giovani cominciarono a trasferirsi in città più grandi per lavorare nelle industria.
Oggi l’economia di San Giovanni d’Asso, si basa su un’agricoltura qualificata: ottima la produzione di olio, vino e formaggi di grande qualità. Anche il settore turistico è in grande espansione. Inoltre i territorio è uno dei più importanti centri internazionali per la raccolta del tartufo bianco.
Il castello di San Giovanni d’Asso
Il sito fu per primo abitato dagli Etruschi e nel Medioevo divenne feudo delle famiglie dei Paltronieri di Forteguerra, poi degli Scolari, in seguito degli Ardengheschi di Civitella. Divenne oggetto di contese tra i Vescovi di Arezzo e Siena fino al 1178, anno in cui fu riconosciuta sul castello l’autorità senese.
Il nucleo fortificato, è definito “Borghetto” e costruito tra il XII e il XIV secolo, su progetto degli architetti senesi Agostino e Agnolo di Ventura. Dal 1200 è stato la residenza di parecchie famiglie di nobili senesi, come i Bonsignori, Salimbeni, Petroni e divenne poi grancia, cioè fattoria fortificata. Dopo il XV secolo, Siena esercitò il dominio diretto sulla città.
Le caratteristiche
Il castello è composto da un edificio rettangolare, con la base scarpata e somiglia più ad un palazzo signorile che ad un castello, anche per la scomparsa della merlatura. La facciata principale è caratterizzata da una serie di ordini di monofore e bifore, di stile sia gotico sia romanico. All’interno c’è un cortile con loggiato, al quale si arriva giunge attraverso un percorso in pendenza con copertura a volta. Questo collega gli unici due ingressi al castello: la porta principale all’angolo di nord-ovest e la postierla sul fronte opposto, verso la piazza del nucleo antico del paese. Addossato al castello sorge il borgo che conserva ancora qualche traccia delle mura della città e una torre d’angolo.
I restauri
Il complesso è stato riaperto al pubblico nel 1999 dopo anni di restauri. Durante il consolidamento e recupero del castello, oltre che sulla fortificazione strutturale, si è intervenuti sulle aree nobili. E’ stato il vasto salone interno, impreziosito da uno splendido camino, ad essere stato oggetto delle maggiori attenzioni, che hanno riportato alla luce parte degli affreschi di Ventura Salimbeni, coperti in epoche precedenti.
Oggi nei sotterranei del castello è ubicato il Museo del Tartufo di San Giovanni D’Asso, il primo museo italiano dedicato a questo prezioso frutto della terra.