A San Gimignano un singolare affresco di Benozzo Gozzoli ci rivela il culto di San Sebastiano che protegge dalla peste il suoi devoti.
Tra le tante opere di pittura e scultura conservate a San Gimignano ve n’è una, che rappresenta un vero e proprio unicum nella storia dell’arte. Si trova nella chiesa di Sant’Agostino.
Benozzo Gozzoli a San Gimignano
Alla fine del mese di marzo del 1464 Benozzo Gozzoli, celebre maestro del Rinascimento, stava lavorando al ciclo di affreschi sulla vita di Sant’Agostino nell’abside della omonima chiesa. Ma una nuova ondata di peste minacciava la città di San Gimignano.
Gozzoli ricevette istruzioni dal suo committente, Fra’ Domenico Strambi, di interrompere il lavoro e di realizzare urgentemente un altro dipinto. Allo scopo di provvedere al culto ed all’invocazione di San Sebastiano contro l’epidemia, il committente di Benozzo aveva frettolosamente eretto un nuovo altare nella chiesa. Lo aveva dedicato a questo santo e diede prontamente l’incarico di dipingerne la pala al Gozzoli.
La “pala”
Il dipinto viene realizzato tra l’aprile ed il luglio del 1464. L’affresco è cinto da una finta cornice e da una predella in marmo classicheggianti che proiettano ombre dipinte. Nella parte superiore, nella sfera celeste, Dio Padre e quattro angeli scagliano verso il basso i dardi mortali della peste.
Al di sotto, sulle nuvole, la Vergine e Cristo intercedono per conto del popolo di San Gimignano. La Vergine esponendo il petto e Cristo mostrando le ferite della sua Passione. Sul piedistallo che sorregge il Santo una iscrizione: SANCTE SEBASTIANE INTERCEDE PRO DEVOTO POPULO TUO
I due intercessori, Gesù Cristo e Maria Vergine, ricevono pertanto la supplica di San Sebastiano, posto più in basso con le mani giunte.
Le preghiere dei tre intercessori sono accolte in Paradiso. I dardi della peste sono intercettati dal mantello di San Sebastiano che è tenuto dispiegato da due angeli. Altri due angeli sono impegnati a romperli.
Il santo, invece che essere nudo e trafitto da frecce, come siamo abituati a vederlo in altre raffigurazioni, è ritratto in piedi in preghiera, completamente vestito. I suoi tratti sereni, il viso barbuto e i capelli ondulati assomigliano a quelli di Cristo, situato sopra le nuvole. Questo per sottolineare la similitudine del santo col Salvatore.
San Sebastiano si erge sopra il piccolo altare che riporta l’invocazione del “devoto populo tuo”, allineato con il sottostante finto pannello raffigurante la Crocifissione. Due Arcangeli, recanti rispettivamente la palma e due frecce, strumenti del martirio e suoi abituali attributi, reggono una corona-aureola sopra la sua testa. Uomini a destra e donne a sinistra trovano rifugio sotto il mantello spiegato di San Sebastiano.
Invocazione e intercessione
L’affresco assume pertanto il significato sia di invocazione per l’intercessione del santo che di espressione della convinzione nel suo potere di proteggere dalla minaccia della peste.
Si tratta dunque di un commovente ex voto la cui iconografia si snoda su due livelli, terra e cielo. Sono raccordati dalla figura del santo intercessore che giganteggia nelle sue simboliche proporzioni sulla composta comunità raccolta in preghiera.
Mai una iconografia così complessa ed originale era stata realizzata sulla figura di San Sebastiano che protegge dalla peste.
La finta pala d’altare (si tratta infatti di un affresco e non di un dipinto su tavola o su tela) venne “inaugurata” il 28 luglio 1464 con la celebrazione di una messa solenne.
L’epidemia di peste che affliggeva San Gimignano, di lì a poco, cessò.